Oltre 600 ‘kalamaris’, bambine e ragazze povere mandate a servizio domestico spesso subendo gravi abusi, hanno avviato una protesta nella capitale per chiedere la fine di questa pratica di violazione di diritti dell’infanzia e delle donne. L’ufficio delle Nazioni Unite in Nepal ha sollecitato il governo a far applicare una normativa di otto anni fa, poi rafforzata da una decisione della Corte suprema, che mette fuori legge questo fenomeno di sfruttamento. Bambine di sei, sette anni appartenenti alla minoranza etnica rurale Tharu, che vive in cinque distretti del Nepal occidentale (la regione più povera del paese), sono mandate a servizio nelle case dei benestanti nelle città, dove spesso lavorano 20 ore al giorno, senza paga, e subendo abusi fisici, psicologici e sessuali oltre ad essere escluse dall’istruzione; questo tipo di domestiche sono chiamate ‘kalamaris’. “I genitori mandano le loro figlie a servizio come kalamaris come ultima risorsa quando sono schiacciate dai debiti; molte di loro finiscono nel traffico di essere umani” ha detto Richard Bennett dell’ufficio dell’Onu dell’Alto commissariato per i diritti umani a Kathmandu. Le bambine vengono cedute spesso per poche decine di dollari e la promessa che avranno un futuro migliore. L’Onu chiede inoltre indagini per scoprire il destino di molte di queste ragazze di cui si sono perse le tracce, e l’avvio di processi per casi di abusi e violenze oltre che risarcimenti e programmi di educazione e reinserimento sociale per le vittime. Le associazioni nepalesi e internazionali hanno fino ad oggi liberato circa 5000 ragazze. Copyright © MISNA